RETROSPETTIVA VITA OPERE E BUGIA
 
GIORGIO DAL CANTO IN ARTE BABB

Pontedera ha "indossato" nel corso della sua storia molti "abiti". In primis quello del commercio, dell'industria, del lavoro, dell'innovazione e negli ultimi cinque lustri anche quello dell'arte contemporanea.
Un cammino che ha portato la nostra città a recitare un ruolo importante all'interno di una regione che ha in questo campo uno dei massimi punti di forza.
Non conservando nel tessuto urbano eccellenze storico-artistiche rilevanti, pur avendo dato natali a geni di primo ordine come Andrea da Pontedera, la città ha saputo intraprendere un cammino verso una direzione precisa: trasformare il suo territorio in un museo a cielo aperto.
Un percorso ormai noto che non si è mai interrotto ed è sempre stato caratterizzato e accompagnato da numerosi eventi e mostre. In questo lungo periodo abbiamo accolto tanti artisti e tante esperienze e ogni volta le ricadute sono state significative e i segni lasciati importanti.
Durante questo viaggio sono stati molti anche i momenti di valorizzazione dei "nostri" artisti e oggi torniamo a parlare di uno dei più importanti: Giorgio Dal Canto in arte Babb. Uno dei figli di questa terra che ha maggiormente legato la sua opera alla nostra città. Nato esattamente novanta anni fa sulle rive dell'Era ha cominciato ad esporre negli anni settanta compiendo un'evoluzione straordinaria di opera in opera, di esposizione in esposizione.
Restio a varcare le "invisibili mura" cittadine in molte delle sue realizzazioni amava utilizzare come scenografia naturale i palazzi, le chiese, le piazze, le strade di Pontedera riuscendo negli anni a compiere numerosi omaggi ai suoi abitanti e agli spazi che abitavano e abitano quotidianamente.
Nel 2012 l'amministrazione comunale consegnò a Giorgio Dal Canto una targa per ringraziarlo "del suo impegno nell'arte, della sua passione civile e della sua capacità di descrivere poeticamente la nostra Città", un riconoscimento giunto dopo la partecipazione alla Biennale di Venezia, la mostra al Centro Otello Cirri e la realizzazione della "sua" Vespa. Babb ci ha lasciato nel 2016 ma la sua arte è sempre con noi, è presente nei nostri occhi e mi viene da dire in moltissime case e uffici di collezionisti, amici ed estimatori.
Se siamo ancora a parlare di lui vuol dire che le sue straordinarie creazioni hanno saputo raccontare il suo ed il nostro tempo, sono "bussole" da usare ancora oggi e possono ancora dirci molto. Qui è importante ringraziare tutti coloro che hanno cercato di salvare la sua arte e la sua storia nel corso degli anni in questo volume e chi ha provato a farlo conoscere oltre i confini regionali. Sono orgoglioso di presentare questo lavoro che racchiude la vita e le opere di un grande pontederese che con i suoi pennelli ci ha permesso e ci permette di riflettere sulla società, sulla vita e di vedere anche la nostra città con occhi diversi.

Matteo Franconi
Sindaco di Pontedera



RETROSPETTIVA VITA OPERE E BUGIA
 
GRANDE DAVVERO

Questa pubblicazione nasce dalla volontà di far conoscere più approfonditamente la vita dell'artista Giorgio Dal Canto e l'evoluzione delle sue opere.
Dedicando a BABB una retrospettiva del suo lavoro sono riuscito a portare alla luce molte delle sue opere fino ad ora mai esposte e mai pubblicate. Per riuscire nell'intento ho contattato molte persone in città che avevano acquistato i quadri ad olio dell'Artista, andando successivamente a fotografarli di persona. Esprimo gratitudine nei confronti dei proprietari delle opere poiché mi hanno veramente supportato e sopportato nell'esecuzione delle riprese fotografiche.
Ho affidato la redazione completa della pubblicazione all'esperto Michele Quirici che ha interpellato molte persone che hanno conosciuto Giorgio Dal Canto, ha sfogliato qualsiasi documento che potesse rivelare aspetti significativi dell'Artista ed ha ricostruito la vita ed il suo pensiero evidenziando ogni particolare degno di nota, anche per mezzo delle recensioni dei critici. Questa retrospettiva costituisce un documento completo della vita artistica di Giorgio Dal Canto, in arte BABB.
Mi sono sempre chiesto quali caratteristiche possano definire un "Artista" nel senso lato della parola e mi sono dato alcune risposte: la prima è senz'altro quella della riconoscibilità delle opere prodotte, od almeno quei dettagli caratteristici nelle opere che fanno pensare subito "questa opera è di…". Emerge infatti la forza interiore dell'Artista che viene rappresentata con evidenza, attraverso la propria lente, nell'insieme e nei dettagli di tutte le sue opere. La seconda è senz'altro l'individuazione di epoche, periodi della vita dell'Artista che hanno influenzato la sostanza e la forma di tutto il suo lavoro e che possono essere raggruppate in insiemi contenenti lo stesso leitmotiv il quale, col tempo, si trasforma ed assume caratteristiche diverse. La terza peculiarità dell'Artista è il suo comportamento verso se stesso e verso gli altri, generalmente l'Artista ha un carattere abbastanza "difficile" e criptico ed è per questo che, non senza fatica, mi sono fatto spiegare da lui stesso quanto non era stato possibile capire palesemente in molte allegorie presenti nelle sue pitture. Sono emersi i significati nascosti del suo pensiero che ho provveduto a fissare nelle molte didascalie che accompagnano questa ed altre pubblicazioni che il sottoscritto ha sponsorizzato.
Giorgio Dal Canto è un Artista con la "A" maiuscola, una mente complessa che ha combattuto col suo "IO", quasi come un mix di Hieronymus Bosch e Pieter Bruegel moderni, ha dipinto su tela con spirito anarchico l'indignazione, condivisa da molti, verso i potenti che opprimono i deboli i quali, purtroppo, non hanno scampo e soccombono miseramente.
Da tutte le recensioni, in particolar modo quelle dei critici Dino Carlesi ed Ilario Luperini, ma anche da tutti gli altri che hanno parlato di lui, emerge questa forza dell'Artista che viene tradotta negli aspetti dei personaggi che animano la scena, senza soluzione di rivalsa.
Vorrei cogliere alcuni aspetti che hanno caratterizzato il percorso del Dal Canto partendo da una pietra miliare intitolata dal pittore stesso "Sentirete parlare di me" del 1963 dove l'Artista non ha firmato questa opera di sapore "cubista" poiché, a suo dire, non aveva ancora trovato la strada maestra ma, di rimando, aveva intuito che avrebbe avuto un futuro davanti a sé. Di questo ho raccolto la sua testimonianza in uno dei tanti incontri avuti dal 1994 in poi. Fui colpito dal primo quadro che Dal Canto ha prodotto per il sottoscritto sul tema della mia storia che mi ritrae mentre suono la chitarra, mentre faccio il fotografo, mentre salgo verso il computer (che taglia la testa alla gente) e mentre attraverso il ponte di Pontedera in bici con vari palloncini trasparenti. Sta proprio in questa ultima rappresentazione della mia persona nel dipinto, con la maglietta a righe, che spicca l'inventiva dell'Artista: i palloncini significano per l'Artista le "mie idee" che mi portarono in seguito a conseguire buoni risultati nella commercializzazione di informatica dagli anni '80.
Ho deciso di aiutare questo straordinario personaggio che non ammetteva imposizioni e consigli. Giorgio Dal Canto ha le sue idee, le sue convinzioni e per nulla può cambiarle: odia i galleristi che vorrebbero condizionarlo nella stesura delle opere, non gradisce la sua pubblicità, è scontroso e duro con chi non gli è simpatico ed ha pure declinato l'invito a partecipare fisicamente all'esposizione della 54° Biennale di Venezia del 2011 liquidandoci tutti con un "andateci voi!", riferendosi al sottoscritto, al regista Alberto Bartalini ed al poeta visivo Stefano Stacchini. Noi, comunque, ci siamo andati ed abbiamo allestito le Tese n. 101 e 102 dell'Arsenale Nuovissimo di Venezia (vedi pag. 693 del catalogo della Biennale L'Arte non è cosa nostra a cura di Vittorio Sgarbi).
Personaggio molto particolare che esordisce con le prime esposizioni di pittura negli anni '70 ricevendo consensi, in particolar modo dal critico Dino Carlesi che indica testualmente, nel catalogo della Saletta d'Arte A5, via Roma 8, Pontedera del 19 marzo 1977: "la qualità di questa pittura è già capace di suscitare curiosità ed interesse".
Seguono diverse esposizioni locali di pitture che raffigurano con finissima ironia e primitiva dissacrazione, già nel titolo dell'esposizione del 1991 Controfiaba, personaggi di Pontedera quali Autisti, l'Arrotino, lo Stagnaro, il mercato di Pontedera, Giocatori di carte, il Gelataio, il Venditore di palloncini, il Benzinaio, ecc. fino ad arrivare ad una vera e propria svolta. Dai primi anni '90 Dal Canto evolve la sua comunicazione dal sapore Moreniano e trasforma le "foto" della realtà locale, vista con i propri occhi, in veri e propri messaggi, attuati da vari nuovi personaggi ed elementi che si fanno attori e testimoni della terribile situazione generale dell'uomo e del Paese Italia.
È da qui che il Dal Canto inizia, con sentore Magrittiano, la sua opera più importante di "attacco poetico al Potere" indignandosi e denunciando le debolezze umane attraverso fantastiche allegorie di situazioni paradossali, citando i monumenti, i falsi miti, le fiere paesane, il condominio, la battaglia degli scacchi della vita, i media, la cultura, la vacanza al mare, ecc. Tutto quanto viene esposto in modo satirico e dissacrante per accentuare tutte situazioni paradossali di ogni rappresentazione. Il motivo conduttore è sempre il Potere che domina le persone comuni, che subiscono e si rassegnano.
La sua maturità poetica si attua dal 2007 attraverso entusiasmanti trasposizioni di figure astratte, come l'Ombra del Potere, che proietta una figura concreta e visibile che rappresenta l'essere umano che esercita fisicamente il Potere. È un susseguirsi di attacchi "poetici" al Potere in tutte le rappresentazioni che seguiranno.
Nel 2008, sempre rimanendo in tema di contestazione al Potere, appare un elemento nuovo: il burattino Pinocchio che il Dal Canto utilizza da ora in poi come protagonista e testimone in ogni sua critica a quanto sta accadendo nelle città, ai monumenti, al Potere (che ha il naso lungo), alla tecnologia, ecc. fino ad arrivare al "CAOS" che viene raffigurato con un Pinocchio a stregua di spaventa- passeri in un contorno di palazzi, automobili, chiese in posizioni non corrette. Si sono fatti avanti gli "ACARI", che Giorgio Dal Canto visualizza nei nostri difetti, la parte peggiore dell'individuo umano, rappresentati come piccoli vermi dagli occhi grandi e asimmetrici, che vengono fuori dai buchi ed avvicinano l'uomo per deviare in peggio la sua natura. Gli ACARI diventeranno pericolosi quando convinceranno il Potere, instaurando con lui una sorta di collaborazione. Si giungerà nel 2010 inevitabilmente al CAOS DEGLI ACARI N.2 e N. 3, dove tutto è sconvolto in un vortice in cui gli ACARI si appropriano dell'umanità e Pinocchio viene messo da parte.
Da ora in avanti Pinocchio non sarà più protagonista, ma figurerà solo come "osservatore". Pinocchio infine concluderà il sostegno all'Artista nel 2012 quando si chiuderà la rappresentazione del Potere Anonimo: la maschera del burattino nel dipinto "Epilogo" viene appoggiata sulla Discarica delle Falsità con la seguente dedica autografa di Giorgio Dal Canto: "Ciao Pinocchio, grazie per avermi aiutato nel mio piccolo racconto… Lo so, mi sono adeguato all'andazzo, d'altra parte sono anche io un errore della natura". Con questo epilogo si conclude l'opera più rappresentativa dell'Artista tra quelle realizzate dal 2007 al 2012.
Questa pubblicazione contiene anche tutte le opere prodotte da Giorgio Dal Canto dal 2013 al 2016, anno della sua scomparsa. Da notare che, probabilmente per problemi di salute, nell'anno 2015 ed inizio 2016 non sono state prodotte opere significative, quasi come se la vena poetica dell'Artista avesse avuto un momento di pausa. Ci ha lasciato alcune opere incompiute delle quali vorrei ricordare, in chiusura di questa retrospettiva, la "Mongolfiera". Con la regia di Alberto Bartalini e la grafica del poeta visivo Stefano Stacchini vengono realizzate tutte le illustrazioni della pubblicazione delle Poesie di Andrea Bocelli del 2018 "Andrea Bocelli. Piccoli Versi Disegnati" dove si dà spazio all'immaginazione ed all'abbinamento surreale di particolari elaborati delle pitture che Giorgio Dal Canto ci ha lasciato.

Giuseppe Diomelli



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TRENT'ANNI DI COMUNI INTENTI

Anni fa – ormai un bel po' – mi ritrovai presidente dell'Accademia della Sembola, un gruppo di bravi scrittori e poeti in vernacolo pisano. Fu in quell'occasione che scoprii "Er Tramme", rivista diretta e ben curata da Benozzo Gianetti. Un'impostazione grafica coinvolgente, popolare, di immediata presa, ironica e divertita già nel suo andamento stilistico, a partire dal titolo. Una via di mezzo tra illustrazione e perizia incisoria. La curiosità di conoscerne l'autore fu immediata. Giorgio Dal Canto, dietro suggerimento di Dino Carlesi e con la generosa mediazione di Riccardo Ferrucci, lo incontrai nel suo studio-laboratorio. Di poche parole, affidava la comunicazione al suo fuggevole sorriso sornione e maliziosamente disincantato, alla vivacità del suo sguardo e al frequente fare spallucce quando riteneva inutile o superfluo andare, con le chiacchiere, oltre ciò che le sue opere facevano capire con immediatezza. Bastava osservarle per un tempo superiore ai cinque secondi. E in quella stanza ce n'erano davvero tante. Incisioni – spesso raccolte in cartelle – e quadri dei più vari formati. Intesa istantanea, oltre trent'anni fa.
Cominciai a occuparmi con entusiasmo del suo lavoro, con l'assoluta convinzione di trovarmi di fronte ad un artista in cui convivevano acuto spirito di osservazione, intensa umanità, maestria artigianale e articolato pensiero. E così, nel 1983, organizzammo insieme la mostra al Teatro Verdi di Pisa: "La storia finita. 26 dipinti per la Torre". Fu subito chiaro che la sua poetica consisteva nella volontà di rivelare l'essenza di uno di quei conflitti che percorrono da sempre i rapporti tra le genti. Da una parte supponenti e tronfie figure in nero con la classica bombetta, simbolo scontato di una borghesia opulenta; dall'altra teneri e patetici uomini con maglie a strisce orizzontali, in apparenza assoggettati ai simboli del potere, in realtà protesi verso il raggiungimento di una propria dimensione di libertà, priva di rapporti con un mondo colmo di miti e illusioni disumanizzanti. Concordammo di definire i primi col termine di "Bombetta" e i secondi con quello di "Righe". E da lì in poi le due definizioni entrarono a far parte del lessico intorno a Babb, a delineare il suo mondo magico, incantato, talora inquietante, popolato di figure e simboli di grande pregnanza comunicativa. Un mondo costruito con una carica ironica ora leggera e soffusa, ora malinconica e pungente, ora pietosa e dissacrante, propria del Babb artista, ma anche dell'uomo Giorgio Dal Canto. Nei nostri non rari incontri, tali caratteri sono sempre emersi in tutta evidenza. In quell'uomo, in apparenza scanzonato, incallito anarchico individualista, si è sempre celata una rara profondità di pensiero e una sincera preoccupazione per le sorti dei suoi simili. Pensieri, emozioni e sentimenti che hanno saputo trovare la strada per affiorare solo grazie alla capacità dell'artista di condensarli in figure di grande efficacia espressiva. Pensieri, emozioni e sentimenti sviluppati non attraverso un organico ragionare, ma affidati all'evocatrice potenza delle immagini.
Su questo sentiero ci siamo incamminati insieme, anche nelle molteplici occasioni pubbliche, dagli estesi interventi all'aeroporto di Pisa, alle installazioni della Biennale di Venezia, alla stimolante presenza al Museo Piaggio. Un percorso lungo e assai impegnativo, condotto con la sapiente collaborazione registica di Alberto Bartalini. Era il 2011, il momento in cui Babb sviluppava il ciclo dei Pinocchi. La creatura di Carlo Lorenzini gli serviva per evocare riferimenti immediati universalmente noti: Pinocchio è il burattino per eccellenza; assumendo le sue sembianze, tutta l'umanità si trasforma in un insieme di burattini. Anche i Bombetta e i Righe sono accomunati da uno stesso destino: divengono veri e propri manichini in balia di pochi egoistici manovratori che, forse, non esistono neppure come persone fisiche, ma si identificano con le brutte favole da cui siamo abbindolati tutti noi, abitanti di quel piccolo villaggio che è diventato oggi il nostro misero, chiassoso e rissoso pianeta.
Di questo e di altro parlammo, insieme ad altri commensali – tra cui Giuseppe Diomelli, il suo appassionato mecenate – durante una divertente e lauta cena, non parca di libagioni, al ristorante Aeroscalo a Pontedera. Lo facemmo nel ricordo di quelle figure dal corpo e gli arti legnosi, il naso lungo, gli occhi rotondi e sbarrati, le espressioni ora esterrefatte, ora indifferenti, ora perplesse o divertite, emblemi di un mondo in caduta libera. Discutemmo dei nuovi e allettanti miraggi – in primis le incalzanti innovazioni tecnologiche – che ancor oggi rischiano di condurre all'offuscamento delle capacità critiche e di andare a scapito dell'autonomia di pensiero.
Di sicuro, in seguito avremmo avuto l'occasione di continuare a parlarne.
Ma Babb se n'è andato.

Ilario Luperini



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GIORGIO DAL CANTO: UN GENIALE ARTISTA

Giorgio Dal Canto, meglio conosciuto nel mondo dell'arte come Babb, è stato il pittore più geniale e originale che abbia avuto Pontedera. La sua tecnica perfetta e la sua fantasia ci fanno ricordare due altri maestri toscani: Giuseppe Viviani e Antonio Possenti. Un vero maestro della pittura che negli anni ha composto un diario visionario e un universo che non ha eguali. Un vero poeta che non si limitava a descrivere la realtà, ma inventava un proprio mondo ancora più reale della realtà, pieno di sogni, allusioni, invenzioni.
Ho accompagnato Dal Canto in molti dei suoi viaggi: ogni volta le sue creazioni aprivano le porte al regno della fantasia, ci facevano conoscere segreti e misteri, mondi immaginati dalla sensibilità dell'artista. Le sue prime passioni sono state la grafica e le incisioni. Ha iniziato a dipingere a quarant'anni. Tra le cartelle di acqueforti realizzate ricordiamo Cinque incisioni, Le Carte, Pontedera ricordo degli anni '30, Viaggio immaginario, I vasi di Pandora, Un saluto da..., Nostalgia, Incantamenti, Controfiaba. Ha realizzato numerose mostre tematiche, ricordiamo tra le altre: I giochi e le scommesse dell'uomo, Disgrazie di un paese, La storia finita, 26 dipinti per la Torre, Una storia (contro).
I suoi dipinti sono stati presentati in mostre organizzate a Pisa, Pontedera, San Gimignano, Empoli, Venezia, a Ponte de Sor in Portogallo. La sua ultima produzione si è sviluppata intorno al tema del più famoso burattino del mondo, Pinocchio, che gli ha consentito, seguendo l'esempio di Carlo Collodi, di tracciare un ritratto dell'Italia contemporanea, evidenziandone pregi e difetti. Si è conquistato un posto d'onore nella Esposizione Internazionale d'Arte di Venezia del 150º Anniversario dell'Unità d'Italia nel 2011, con le composizioni a tema La Bugia prodotte in collaborazione con l'artista Renato Meneghetti e con la regia di Alberto Bartalini. Dal 2011 al 2013 è rimasta esposta al pubblico, all'aeroporto di Pisa, l'installazione dedicata a Pinocchio, realizzata dall'artista pontederese. Giorgio Dal Canto nelle sue opere ha rappresentato il potere e lo ha messo a nudo, rivelando, anche attraverso il ricorso a un'ironia amara, le contraddizioni della società attuale.
Dal Canto resta uno dei maggiori protagonisti dell'arte toscana contemporanea. La mostra Una storia (contro), presentata nel 2009 negli spazi del Museo Piaggio, selezionava una ricca serie di dipinti dell'artista, raccolti dall'amico e collezionista Giuseppe Diomelli, un imprenditore amante dell'arte. Nella mostra, attraverso un vasto ciclo di opere, si poteva cogliere la grandezza artistica di un autore che ha saputo creare un affresco tragico ed ironico dell'umanità, divisa in due grandi categorie: gli uomini bombetta in nero che detengono il potere e gli uomini righe colorati che subiscono l'arroganza dei potenti.
Per Dal Canto è stato naturale schierarsi dalla parte dei deboli, dei semplici, degli uomini che subiscono passivamente l'incedere della storia e che vengono di frequente calpestati nei loro diritti, nelle legittime aspirazioni. La caratteristica e l'originalità della pittura di Dal Canto è quella di saper descrivere i rapporti di forza esistenti ed il procedere sempre di più verso una civiltà fredda e tecnologica, ma raccontando il tutto in modi surreali sempre diversi. In uno degli ultimi cicli di dipinti Burattini dimostra, ancora una volta, la rara capacità inventiva di Dal Canto, in grado di realizzare un vasto affresco tragicomico partendo dalla storia, universalmente nota, di Pinocchio. L'idea dell'artista non è semplicemente di raccontare e descrivere le storie del personaggio collodiano, ma di attraversare questi simboli conosciuti con il proprio timbro poetico e stilistico, narrando una nuova tragedia contemporanea che guarda al passato e illumina il presente.
Le immagini della favola contengono già al loro interno una forte critica sociale e l'idea di un meccanismo di potere che annulla le aspirazioni alla libertà e alle scelte individuali: al fondo del percorso poetico si coglie l'idea di un'umanità ridotta in schiavitù e priva di strumenti diretti di conoscenza. La televisione, il computer, il cellulare sono i simboli di una fragile modernità, ma diventano, per l'autore toscano, raffigurazioni del disagio contemporaneo, strumenti per manipolare le coscienze e per creare una realtà mediata e soltanto virtuale.
Il dipinto dei burattini, che finiscono dentro il cassonetto dei rifiuti, è la storia esemplare della nostra civiltà che distrugge i nostri sentimenti, le naturali aspirazioni dell'uomo. Il tono del racconto è drammatico, autentico, tragico, ma continuamente elevato dai timbri poetici dell'invenzione e della fabulazione che trova nuovi modi originali per esprimere, con fantasia, le ansie del nostro tempo. In Dal Canto ritroviamo il linguaggio autentico e popolare di un altro grande artista toscano, Giuseppe Viviani, che riusciva ad illuminare, con poesia ed umanità, un mondo affollato di personaggi umili ed emarginati. Gli uomini righe di Dal Canto sono una continuazione ideale delle figure di Viviani, protagonisti di un gioco che non comprendono fino in fondo e nel quale sono costretti a subire le regole scritte e stabilite da altri. Per alcuni elementi le storie di Dal Canto ci ricordano, per la loro profondità e armonia, i mondi poetici elaborati dall'artista lucchese Antonio Possenti, autore che, dietro una festa di segni e colori, nasconde profonde inquietudini e incertezze. Dal Canto è riuscito magicamente a trovare, grazie alla sua coerenza e al suo impegno etico, quel fragile punto di equilibrio tra armonia e colore, tra narrazione e canto, che gli ha permesso di costruire un mirabile universo di storie ed illusioni, di luci i e colori, che diventano semplicemente poesia. Per queste ragioni la sua arte è sempre attuale, il suo mondo, immaginato e descritto sulla tela, continua ad evocarci forti emozioni, a farci vedere la realtà con gli occhi diversi della poesia, con la genialità di un gesto che crea un mondo fantastico, ma profondo e struggente come soltanto i veri artisti riescono a comporre e donarci.

Riccardo Ferrucci



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